31 marzo 2012

Bollette in aumento da aprile: gas +1,8% e luce +5,8% - Passera: “Bolletta troppo alta, agiremo a breve”

”La bolletta per gli italiani è troppo alta”, ha sottolineato il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, e per il governo ”è un lavoro sia a breve che a medio periodo. ”Dopo i tre decreti la prima cosa che abbiamo preso in mano è il tema dell’energia”, ha detto ricordando ”lo svantaggio competitivo del Paese” e ”le iniziative prese in sede di liberalizzazione”.

”Poi c’è il tema delle rinnovabili – ha detto – è importante abbiamo obiettivi europei che intendiamo raggiungere e superare però dobbiamo farlo bene, non come è stato fatto in parte in questi anni, in cui sono stati impegnati troppi soldi delle famiglie e delle imprese. Nel fotovoltaico che vogliamo continuare a sviluppare sono stati impegnati 150 miliardi di soldi delle famiglie per fare un’operazione troppo accelerata a prezzi troppo alti”.

Venerdì la decisione dell’Autorità di aumentare le bollette. Dal primo aprile le tariffe del gas aumenteranno dell’1,8%, per un aggravio di 22 euro per una famiglia tipo, e quelle dell’energia elettrica del 5,8%, con una maggiore spesa annua di 27 euro. Lo ha deciso l’autorita’ per l’Energia Elettrica e il Gas. A partire dal mese di maggio, poi, scattera’ l’ulteriore aumento del 4% delle bollette elettriche ‘sospeso’ dall’Autorita’ per dare un ”segnale, chiaro e concreto” ai decisori in materia di politica energetica. L’aggiornamento del 5,8%, infatti, non comprende quello per gli incentivi diretti alle fonti rinnovabili e assimilate, vale a dire la componente A3.

Gli aggiornamenti dell’Autorita’ coincidono con la definizione dei decreti ministeriali relativi alle rinnovabili: quello per le fonti non fotovoltaiche e quello per il cosiddetto Quinto conto energia, che riguarda invece anche il fotovoltaico. Tornando agli aumenti che scattano da lunedi’, l’aumento del 5,8% per la luce deriva sostanzialmente dagli incrementi del petrolio, dai maggiori costi per il mantenimento in equilibrio del sistema e dall’andamento della borsa elettrica sia per effetto dell’emergenza freddo di febbraio sia in una visione prospettica. Il petrolio e’ infatti cresciuto dell’8,5% solo nell’ultimo trimestre e del 37,5% rispetto alla fine del 2010, mentre il contestuale deprezzamento dell’euro ha spinto i prezzi a picchi storici finora mai raggiunti (97,74 il 13 marzo).


30 marzo 2012

Tiscali: licenziati per scarso rendimento, protesta la Slc

- www.rassegna.it -

"E’ con viva preoccupazione che apprendiamo la decisione di Tiscali di licenziare due lavoratori per scarso rendimento". Lo afferma una nota della segreteria nazionale del sindacato della comunicazione Slc Cgil.

"Anni di vuota retorica sui presunti fannulloni - prosegue il sindacato - un confronto sul nuovo modello di mercato del lavoro evidentemente sbilanciato a favore delle aziende e focalizzato sulla flessibilità in uscita come presunto elemento indispensabile per una ripartenza dell’economia stanno, purtroppo, iniziando a produrre frutti amari".


La Slc così prosegue: "Colpisce, del provvedimento di risoluzione dei contratti, finanche la terminologia: 'licenziamento in tronco'. Colpisce la valutazione della produttività come mera contabilità, svuotandola così di qualsiasi valore e riducendola a solo strumento di controllo e punizione, astraendo il lavoro dalle condizioni nelle quali si svolge: organizzazione aziendale, difficoltà tecniche e logistiche. Noi pensiamo che l’Italia, il settore delle Tlc, Tiscali stessa abbiano bisogno di ben altro per tornare a crescere".


"Se qualcuno in azienda pensa di dare, in questo modo, un segnale del cambiamento - sottolinea la nota sindacale - dell’aria sbaglia di grosso. La dirigenza di Tiscali pensi piuttosto a lavorare per la realizzazione di un piano industriale che faccia uscire l’azienda dalla situazione di difficoltà nella quale si trova".


La Slc Cgil - conclude la nota - "è impegnata in ogni luogo di lavoro, a partire da Tiscali, per difendere il diritto al reintegro di fronte ai licenziamenti illegittimi, per respingere un’ idea che avvicina il lavoro ad una merce, il lavoratore ad un peso di cui potersi liberare in qualunque momento in nome della riduzione dei costi".


Salvato da Art.18 lavoratore licenziato da Azienda a seguito di trasferimento dequalificante


Sentenza del 23 marzo 2012 rubricata al numero 4709
da parte della sezione Lavoro della Suprema Corte
- Mentre il governo sta tentando di compiere un vero e proprio attentato ai diritti dei lavoratori ed il mondo del lavoro, ma per la verità tutta la società civile ed il mondo politico che tiene alla tutela dei diritti raggiunti a seguito di battaglie epocali, si sta mobilitando, ecco una significativa decisione della Corte di Cassazione che arriva proprio in data di ieri e qualifica in maniera inequivocabile l'importanza dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori nella forma in cui è in vigore attualmente.

I giudici di piazza Cavour nel respingere il ricorso di un azienda hanno, infatti, confermato la sentenza della Corte d'Appello di Venezia che aveva ritenuto illegittimo il licenziamento del dipendente che aveva rifiutato di eseguire la prestazione a seguito di un trasferimento in altra sede che era constato in un'autentica dequalificazione ai suoi danni.

L'azienda è stata così condannata alla reintegra del lavoratore che si era messo comunque a disposizione dell'impresa restando nella propria abitazione in attesa che la stessa procedesse a trovargli un posto adeguato rispetto alle mansioni che aveva espletato prima del trasferimento.

Secondo gli ermellini, sono due le ipotesi principali da considerarsi in caso di trasferimento e mutamento di mansioni. Ed infatti, se dopo il trasferimento intimato dall'azienda le mansioni del dipendente non cambiano radicalmente, allora il dipendente è tenuto a non rifiutare del tutto l'esecuzione della prestazione ma può limitarsi ad evitare di porre in essere quella parte di attività che ritiene non del tutto rispondente alla sua qualifica. Nel caso in cui, invece, la dequalificazione è totale perché il dipendente sarebbe costretto ad effettuare mansioni inferiori che con le incombenze precedenti hanno poco o nulla a che fare, allora lo stesso può rifiutarsi di eseguirle in attesa che il datore gli offra prestazioni adeguate alle precedenti. Nel caso in cui dovesse essere licenziato per tale motivo, tale recesso è da considerarsi illegittimo con la conseguenza, ovvia a norma dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori della condanna alla reintegra e come nel caso di specie anche alle spese processuali.

In base ad un orientamento costante, sostiene la Corte, infatti, che è da escludersi la configurabilità di una presunzione di legittimità dei provvedimenti aziendali che, in effetti, non devono per forza essere ottemperati in ogni caso fino al contrario accertamento in giudizio. Peraltro, rilevano i giudici del Palazzaccio che non conta che l'azienda abbia dedotto a sua discolpa l'esigenza organizzativa determinata dall'introduzione delle «nuove tecnologie». Nella circostanza giova alla difesa del lavoratore aver addotto che, dopo il licenziamento, lo stesso era stato sostituito solo a distanza di ben diciotto mesi da un altro dipendente assunto secondo un contratto part-time -




UN COLPO AI DIRITTI DEI GIOVANI, DELLE DONNE, DEI LAVORATORI E DEI PENSIONATI


Il governo aveva promesso agli italiani che avrebbe agito con equità, che avrebbe eliminato i privilegi, che non avrebbe fatto cassa con le pensioni, che avrebbe cercato soluzioni in favore delle donne e dei giovani. Le promesse non sono state mantenute. La riforma previdenziale Monti Fornero è profondamente iniqua, manca di qualsiasi gradualità, è stata fatta solo per fare cassa e colpisce pesantemente i diritti delle donne, dei giovani, dei lavoratori e dei pensionati.
Ecco come il governo ha messo le mani sulle pensioni:
ha aumentato di colpo l'età pensionabile delle lavoratrici di 5, 6, ed anche 7 anni;

ha peggiorato notevolmente i requisiti per il diritto a pensione per coloro che stanno nel sistema contributivo (da 5 a 20 anni di contribuzione e per poter ottenere la pensione è necessario raggiungere un importo mensile pari a 643,50 euro), penalizzando così proprio i giovani, i lavoratori precari e le donne, che saranno costretti a lavorare fino a 70 anni (e poi di più per l'incremento dovuto alla speranza di vita) dal momento che la pensione verrà corrisposta solo a tale età con 5 anni di contribuzione effettiva e

senza alcun riferimento all'importo del trattamento;

ha legato tutte le età pensionabili all'incremento relativo alla speranza di vita senza più alcuna certezza sul

diritto a pensione;

ha abolito il sistema delle quote per la pensione di anzianità;ha aumentato il requisito dei 40 anni di contribuzione per il diritto a pensione, indipendentemente

dall'età anagrafica, legando peraltro il requisito stesso all'aumento relativo alla speranza di vita;

ha previsto pesanti penalizzazioni per coloro che maturano i nuovi requisiti per il diritto a pensione

anticipata prima del compimento del 62esimo anno di età;

ha stabilito dei vincoli finanziari e numerici per coloro che sono stati derogati dall'applicazione della nuova

normativa (lavoratori in mobilità ordinaria, in mobilità lunga, esodati, prosecutori volontari, titolari di prestazioni di sostegno al reddito, esonerati dal servizio). Si tratta di una vera a propria lotteria considerato che tale questione coinvolge moltissimi lavoratori. Molte lavoratrici e molti lavoratori rischiano di rimanere per un lungo periodo di tempo senza alcun sostegno economico e senza pensione;
non ha previsto alcuna tutela per coloro che sono stati stati licenziati e che sono attualmente disoccupati; ha di fatto vanificato la normativa sui lavori usuranti;
ha bloccato per due anni la rivalutazione automatica delle pensioni per coloro che sono titolari di una
pensione pari 3 volte il trattamento minimo INPS (1.405,00 euro lordi).
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IN SOSTANZA A PAGARE IL CONTO DELLA MANOVRA ECONOMICA NON SONO STATI I REDDITI ALTI, GLI EVASORI FISCALI O I GRANDI PATRIMONI MA LE DONNE, I GIOVANI, I LAVORATORI, I PENSIONATI. La partita delle pensioni non è chiusa. È necessario:
  • risolvere subito il problema di chi ha perso il lavoro e di chi lo perderà per effetto di accordi di mobilità o di esodo
  • ripristinare una vera flessibilità e comunque, fin da oggi, prevedere una maggiore gradualità per l'età di pensionamento delle donne
  • garantire delle pensioni dignitose ai giovani e alle donne che sono più esposti a lavori discontinui e a basse retribuzioni
  • rivedere i requisiti per il diritto alla pensione anticipata e comunque togliere le penalizzazioni per chi raggiunge il diritto a pensione prima dei 62 anni di età
  • rivedere complessivamente la normativa sui lavori usuranti nella consapevolezza che “i lavori non sono tutti uguali”
  • garantire il potere di acquisto delle pensioni

29 marzo 2012

Riforma art. 18, manifestazione della CGIL di Catania al Villaggio Santa Maria Goretti: "No al potere unilaterale delle aziende


- www.cgilct.it -
Per quasi 45 minuti hanno bloccato il traffico automobilistico in una zona chiave della città: la via S.Maria Goretti, proprio nei pressi del 41. stormo, a pochi metri dall' aeroporto. Con tanto di bandiere rosse e striscioni, i lavoratori della Cgil di Catana hanno protestato contro il piano di riforma dell' articolo 18 voluto fortemente dal governo nazionale.
Alla protesta -assemblea di oggi pomeriggio, tenutasi nella piazza antistante il campo di rugby "S.Maria Goretti" nell' omonimo quartiere, c'erano circa mille persone, quasi tutti lavoratori (spiccavano le bandiere di Fillea, Fiom, Filctem, Flai, Slc, Spi) ma anche molti abitanti della zona.
"Non è un caso che la Cgil abbia scelto di organizzare la protesta nel quartiere S.Maria Goretti - ha sottolineato il segretario della Camera del lavoro, Angelo Villari - Questa è una delle periferie del degrado, una delle aree simbolo dell'abbandono delle istituzioni locali.
Qui basta un episodio di maltempo per trasformare la vita degli abitanti in un inferno da terzo mondo...".
Lo sciopero provinciale di due ore a fine turno indetto oggi per il settore privato, e di quattro ore per i metalmeccanici, rientra nel pacchetto delle otto ore indette a livello nazionale (gestibili dal sindacato "su misura" per territorio) e si abbina ad un secondo pacchetto di ulteriori otto ore di sciopero nazionale che verranno organizzate in un' unica giornata, e presumibilmente a ridosso della discussione delle modifiche dell' articolo 18 in Parlamento.
"I lavoratori più colpiti in questa fase sono certamente quelli dell' edilizia e del mondo metalmeccanico- aggiunge Villar i- ma anche i pensionati subiscono gravi appesantimenti fiscali che di certo non concedono garanzie".
La Cgil dice no al potere unilaterale delle aziende e insiste affinchè il lavoro a tempo indeterminato diventi una garanzia, soprattutto per i precari, giovani e non. Ma la richiesta principale, oggi, è la certezza del reintegro per i licenziamenti illegittimi e la certezza (nonché l'universalità) degli ammortizzatori sociali.

RACCOGLIAMO LE FIRME PER CAMBIARE LA LEGGE SUI LICENZIAMENTI

La CGIL chiede a tutti i lavoratori e alle lavoratrici, a pensionate e pensionati, ai precari, ai disoccupati, agli studenti e a tutti i cittadini di sottoscrivere un APPELLO per il valore sociale del lavoro, per la buona occupazione, per la tutela dei diritti fondamentali a partire dallo Statuto dei Lavoratori e delle norme contro i licenziamenti illegittimi.

Contro la crisi e la disoccupazione i lavoratori e le lavoratrici, le donne e i giovani, hanno bisogno di sviluppo, di scelte che creino occupazione, di meno precarietà, di tutele. Questo chiediamo al Governo e al Parlamento a partire dalla riforma del Mercato del Lavoro.

I primi risultati positivi ottenuti nel confronto con il Governo per combattere la precarietà devono essere confermati e migliorati: è utile combattere gli abusi ma un’intera generazione schiacciata da 10 anni di precarietà e di falso lavoro autonomo chiede certezze ulteriori per il proprio futuro.

Gli ammortizzatori sociali devono riguardare tutte le imprese, tutti i settori, tutte le forme di lavoro. Universalità e inclusione, questo è il risultato che deve essere raggiunto con la riforma degli ammortizzatori sociali.

Le norme per contrastare i licenziamenti illegittimi rappresentano un diritto inalienabile per i lavoratori. L'art. 18 è un diritto di civiltà e un deterrente contro gli abusi su altri diritti: impedisce di licenziare il singolo lavoratore senza giusta causa o giustificato motivo.

Prevedere per il licenziamento economico solo la possibilità di indennizzo è sbagliato e ingiusto: la nuova norma produrrà migliaia di licenziamenti a partire dalle figure più deboli attraverso una falsa motivazione.

L'unico vero modo per evitare una palese ingiustizia, per evitare abusi, è la permanenza del meccanismo del reintegro.

Questo bisogna che chiediamo e chiedano con forza milioni di lavoratori al Parlamento italiano.

IL LAVORO NON È UNA MERCE

IL LAVORO È UNA PERSONA

La CGIL è impegnata in un’iniziativa straordinaria per i diritti dei precari e dei giovani, per ammortizzatori universali e perché un lavoratore licenziato senza giustificata causa o motivo possa essere reintegrato.

Per dare forza a questa iniziativa, per sostenere questi diritti e la mobilitazione della CGIL firma anche tu.

Poste: La tutela dell'handicap


Il presente documento illustra i permessi ed i congedi previsti a tutela delle situazioni di handicap dalle norme di legge e di contratto vigenti (Legge 104/1992 e succ. mod. ed int.; T.U. 151/2001 e succ. mod. ed int. ed artt. 35 e 44 CCNL 14 aprile 2011) e fornisce indicazioni di carattere operativo per la concessione dei benefici ai dipendenti.
Particolare attenzione viene dedicata alla descrizione dei benefici di cui alla Legge 104/1992, così come riformata dal Collegato Lavoro (Legge 183/2010) e dal successivo D.Lgs. 119 del 18 luglio 2011 che - su delega del Collegato stesso - ha riordinato la materia dei congedi, delle aspettative e dei permessi.
Le disposizioni contenute nel presente documento si applicano al personale di Poste Italiane e costituiscono indirizzo operativo per le Società del Gruppo, fermo restando gli eventuali adattamenti procedurali resi necessari dalla struttura organizzativa e dalle esigenze proprie di ciascuna realtà aziendale.

Riforma Mercato del Lavoro: Docunento unitario sindacale

La riforma messa a punto dal governo, di cui esiste traccia attraverso un documento, riduce i periodi previsti di mobilità, da tre anni ad uno in generale e da quattro ad uno per i lavoratori più anziani nel Mezzogiorno, promettendo, soprattutto in tempo di crisi, un aggravamento sensibile della condizione sociale per centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori; modifica strutturalmente quel modello misto di protezione sociale che permetteva l'accesso alla pensione attraverso lo strumento della mobilità; cancella, di fronte al giudice, la possibilità di reintegro dei lavoratori soggetti a licenziamenti economici.

Sono misure pesanti che colpiscono a vario titolo lavoratori ed imprese che determineranno un oggettivo innalzamento del conflitto in azienda in un momento in cui sarebbe necessaria invece una strategia comune in grado di contenere gli effetti della crisi.

Il governo ha deciso di andare avanti senza ricercare la mediazione e l'accordo con il sindacato svelando una posizione sostanzialmente di pregiudiziale contrasto con le OO.SS. In questi giorni si è registrata una legittima preoccupazione tra i lavoratori di cui le RSU e le strutture unitarie territoriali si sono fatte carico, anche con iniziative per modificare le norme.

SLC/CGIL, FISTEL/CISL e UILCOM/UIL si impegnano, in rapporto con le Segreterie confederali, a sviluppare l'iniziativa unitaria nazionale per aumentare la pressione sul Parlamento e sullo stesso Governo al fine di cambiare gli aspetti più odiosi della manovra.

Le Segreterie Nazionali di SLC-CGIL, FISTEL-CISL e UILCOM-UIL

28 marzo 2012

BERSANI A MONTI: "LAVORO INSIEME O SI VA A CASA"

LISBONA, 28 MAR – ”O politici e tecnici convincono insieme il paese o sotto la pelle del paese ce ne e’ abbastanza per prendere a cazzotti politici e tecnici”. Cosi’ Pierluigi Bersani, oggi a Lisbona, replica al premier Mario Monti, sul ‘consenso’ per il governo dei tecnici ma non per i partiti.

Il dibattito ”stucchevole” tra politica e tecnica e’ per il segretario del Pd come ”il battibecco tra i polli di Renzo”.

”Quando sento la parola partiti – spiega Bersani – non mi trovo. Io ho un nome e un cognome e mi chiamo Pd e sto cercando, correndo rischi seri, di collegare il sostegno al governo con la sensibilita’ verso un paese ammaccato e profondamente segnato dalla crisi e dagli effetti delle politiche di risanamento”. La gente, ribatte Bersani, ”viene da noi, io sono fermato per strada e mi si chiede conto dell’azione di governo”.



Cgil, Cisl e Uil in piazza il 13 aprile contro la riforma delle pensioni

Roma, 28 mar. (Adnkronos) - "Vorrei annunciarvi che avremmo deciso, comunemente con Cisl e Uil, di anticipare al 13 aprile la manifestazione di tutti i lavoratori sulle pensioni e gli esodati, quei soggetti che pagano un prezzo altissimo per la riforma fatta senza considerare la realtà". Lo afferma il leader Cgil Susanna Camusso, parlando con la Tv 'Vista' lasciando la stampa estera. La manifestazione del 13 anticipa ed estende quella del 17 aprile, inizialmente annunciata dal solo sindacato di corso Italia.

Riguardo alla riforma del lavoro, il leader Cgil osserva: "Le tensioni sono già evidenti, da giorni il nostro Paese è attraversato da scioperi e mobilitazioni". "Ci sono scioperi in tutti i luoghi di lavoro che continueranno ad esserci e a essere programmati", prosegue. Secondo Camusso l'opinione diffusa dei lavoratori "giustamente preoccupati" è che "in una situazione difficile invece di preoccuparsi del fisco, della crescita e dell'occupazione, si cerca di licenziarli".

"Non è mai stato in discussione che il Parlamento approvasse la riforma: il tema è come la cambia, non se la approva o meno. Nessuno può impedire al Parlamento di decidere legittimamente di quali sono i testi finali che voterà rispetto a un testo tuttora non noto e che dovrebbe arrivare in Parlamento", prosegue Camusso, che ribadisce come "bisogna fare di tutto affinché non si approvi la riforma così com'è fatta per quel che riguarda un capitolo, mentre si possono migliorare i principi positivi presenti in altre parti".

"Quello che sta accadendo in questi giorni dimostra che il Paese non è disponibile ad avere una norma che permette licenziamenti facili, licenziamenti discriminatori e licenziamenti delle persone più deboli", aggiunge. "Conviene a tutti costruire di nuovo un effetto deterrente a fronte di licenziamenti illegittimi", prosegue.

Camusso poi ricorda come la Cgil abbia proclamato un pacchetto di scioperi contro la riforma dell'articolo 18. Una mobilitazione la cui data non è ancora stata decisa. "Abbiamo proclamato sedici ore di sciopero e in relazione all'andamento parlamentare decideremo la data, ma non conoscendo il calendario e non avendo il testo ci sarà quando servirà rendere esplicita la pressione del mondo del lavoro durante la discussione del Parlamento", dice.

A proposito della manifestazione unitaria del 13 aprile, il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sottolinea: ''Il governo e il Parlamento devono risolvere il problema di centinaia di migliaia di persone che sono rimaste già senza stipendio e senza pensione per effetto della riforma. Questo sarà l'obiettivo della manifestazione unitaria che abbiamo organizzato per il 13 aprile''.

''Il ministro Fornero ha annunciato nell'ultimo incontro di Palazzo Chigi un tavolo di confronto con il sindacato su questo tema. Noi aspettiamo di essere convocati. Ma deve essere chiaro che su questo problema delle pensioni non faremo sconti a nessuno", avverte il leader Cisl.

"E' una questione di giustizia sociale e di equità'. Non possiamo far pagare a questi lavoratori 'esodati' il prezzo della riforma delle pensioni che si scarica essenzialmente su di loro, visto che sono rimasti senza ammortizzatori e senza pensione'', conclude.

Anche l'Ugl parteciperà alla manifestazione del 13 aprile. Lo rende noto il segretario generale dell'Ugl, Giovanni Centrella, aggiungendo come ''resta fermo il nostro 'no' ad un provvedimento iniquo, che ha colpito categorie già deboli, dai lavoratori interessati da accordi di mobilità lunga, i cosiddetti 'esodati', a coloro che erano ormai vicini alla pensione''. ''Le modifiche attuate successivamente - prosegue il sindacalista - non sono sufficienti a colmare l'ingiustizia di una riforma che non tiene conto dei sacrifici già affrontati da chi è già stato colpito dalla crisi''.

Intanto, il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua, a margine di un'audizione alla Camera, ha dichiarato: ''Non c'è ancora il dato definitivo sugli esodati''. Il presidente ha confermato quindi che c'è un tavolo al ministero del Lavoro che ''ha impegnato il dicastero a emanare un decreto entro il 30 giugno. Il tavolo sta lavorando per rispettare la scadenza temporale'', assicura Mastrapasqua.


Cgil Catania ART.18: giovedì 29 marzo 2 ore di sciopero e assemblea pomeridiana a “Santa Maria Goretti”

Nell’ambito delle proteste decise dalla CGIL Nazionale tese a contrastare le decisioni del Governo in materia del mercato del lavoro e di modifica dell’art. 18 della legge 300, decisioni che vedono questa Organizzazione Sindacale fortemente critica per le conseguenze che tali modifiche possono arrecare alle condizioni dei lavoratori e ai diritti del lavoro, specie per ciò che concerne la possibilità di licenziamenti indiscriminati senza giusta causa, la CGIL di Catania ha indetto per giovedì 29 marzo uno sciopero di tutti i lavoratori del settore privato, con assemblee informative.

Lo sciopero sarà effettuato le ultime due ore di ogni turno di lavoro, prevedendo una assemblea finale dei lavoratori catanesi dalle ore 16.30 alle ore 19.00 presso la Piazza antistante il campo di rugby “Santa Maria Goretti” al Villaggio Santa Maria Goretti, simbolo del degrado e del mancato impegno delle Istituzioni pubbliche a dare risposte ai bisogni e ai diritti delle fasce più deboli della società.

Con la presente questa Segreteria Provinciale comunica lo svolgimento di tali iniziative sindacali.

p. la Segreteria CGIL

G. Palella

Wind: Nota informativa commissione rete


Il Marzo 2012 si è tenuta la prima sessione di commissione tecnica sulla Rete.

La commissione, composta dai membri rappresentanti delle tre sigle confederali SLC-CGIL, UILCOM-UIL, FISTEL-CISL, e dalla componente aziendale, ha condiviso l’obiettivo di formulare nell’ambito dell’analisi dell’attuale assetto organizzativo della rete, ipotesi volte ad individuare aree di miglioramento operativo con lo scopo di favorire la ricerca dei parametri di efficienza ed efficacia.

Entrambi, Azienda e Sindacato, dovremo lavorare per cercare interventi di miglioramento attraverso strumenti che consentano di scegliere tra soluzioni diverse.

La commissione paritetica attraverso il suo ruolo tecnico consultivo e mediante gli strumenti operativi di cui dispone, formulerà opportune valutazioni nei diversi ambiti che costituiscono la Rete. Nella seduta odierna è stato impostato il metodo che sarà poi utilizzato nel prosieguo dei lavori.

Il primo segmento della rete da cui partirà l’analisi é il reparto O&M (centri di gestione).

L’azienda fornirà alla componente sindacale tutti i dati afferenti questi reparti al fine di poter correttamente individuare le aree di miglioramento operativo.

La prossime sessioni di commissione sono fissate per i giorni 3 e 13 aprile 2012.

I componenti della Commissione Rete Wind
SLC-CGIL - FISTEL-CISL - UILCOM-UIL

APPELLO DEL MONDO DELLA CULTURA PER OCCUPAZIONE, PRECARIETA’ ED I LICENZIAMENTI FACILI

Il mondo della cultura dello spettacolo e dell’informazione, di fronte alla grave crisi che coinvolge i lavoratori del settore, respingono con forza le scelte del Governo in materia di Mercato del Lavoro e di tutele e la decisione di cancellare l’art. 18 rendendo di fatto più facili i licenziamenti e più deboli i lavoratori di fronte alle imprese.

Il Paese ha bisogno di altro, a partire da una diversa politica economica fatta di investimenti, innovazione e ricerca che, rilanci il sistema produttivo italiano, il mezzogiorno e realizzi politiche attive del lavoro per dare soprattutto ai giovani una prospettiva di vita e di lavoro.

L’art. 18 è un deterrente ai licenziamenti ingiustificati, afferma la dignità e il valore del lavoro, che non può essere ridotto a merce.

Ci vuole coesione sociale e una politica che rilanci il nostro paese di fronte ad una crisi che oltre ad essere economica è anche civile e morale.

E’ nostro dovere manifestare tutta la nostra contrarietà di fronte a provvedimenti che consideriamo ingiusti e che ancora una volta scaricano il peso della crisi sulle spalle delle stesse persone.

Sentiamo di affermare ciò perché vogliamo bene al nostro paese e siamo convinti di un possibile e reale cambiamento.

RSU IN PILLOLE

Che cosa è la RSU

RSU vuol dire Rappresentanza Sindacale Unitaria. E' un organismo sindacale che esiste in ogni luogo di lavoro pubblico e privato ed è costituito da non meno di tre persone elette da tutti i lavoratori iscritti e non iscritti al sindacato.

Come si forma

La RSU si forma con le elezioni. Le procedure sono regolate principalmente dall'Accordo Quadro e prevedono la partecipazione al voto di almeno il 50% +1 degli elettori. In caso contrario la RSU non si costituisce e occorre indire nuove elezioni. È questo il primo passo della sua legittimazione.

I componenti delle RSU sono eletti su liste del sindacato ma possono anche essere non iscritti a quel sindacato, in ogni caso gli eletti rappresentano tutti i lavoratori non il sindacato nella cui lista sono stati eletti.

Quale ruolo svolge

I poteri e le competenze contrattuali nei luoghi di lavoro vengono esercitati dalle RSU e dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria firmatarie del relativo CCNL (contratto collettivo nazionale di lavoro) di comparto.

Chi è eletto nella RSU, tuttavia, non è un funzionario del sindacato, ma una lavoratrice o un lavoratore che svolge un preciso ruolo: rappresenta le esigenze dei lavoratori senza con ciò diventare un sindacalista di professione. La RSU, dunque, tutela i lavoratori collettivamente, controllando l'applicazione del contratto o trasformando in una vertenza un particolare problema. Se è in grado, la RSU può anche farsi carico di una prima tutela, cercando di risolvere il contrasto del lavoratore con il datore di lavoro, per poi passare, eventualmente, la tutela al sindacato e ai legali.

Tra le competenze necessarie per svolgere il ruolo di RSU vi sono, poi, quelle relazionali. La forza della RSU, infatti, non deriva solamente dal potere assegnato dal contratto e dalle leggi ma anche dalla capacità di creare consenso intorno alle sue proposte e azioni e una ampia condivisione degli obiettivi.

La RSU funziona come unico organismo che decide a maggioranza la linea di condotta e se firmare un accordo.

Quanto dura in carica

La RSU svolge il suo ruolo a tempo determinato. Infatti, rimane in carica tre anni, alla scadenza dei quali decade automaticamente e si devono fare nuove elezioni. Sono inoltre previsti, art. 7 dell'Accordo Quadro già citato, i casi di dimissioni degli eletti, la loro sostituzione e l'eventuale decadenza prima del termine.

La tutela del delegato RSU e l'esercizio dei diritti sindacali

Svolgendo un ruolo esposto, il delegato RSU ha una tutela rafforzata rispetto a quella data ad ogni lavoratore (artt. 1-15 dello Statuto dei Lavoratori).

I componenti della RSU sono, inoltre, titolari di diritti sindacali previsti da leggi, accordi quadro e contratti. I diritti, quali l'uso della bacheca, la convocazione di una assemblea e l'uso di permessi retribuiti, spettano alla RSU nel suo insieme e non ai singoli componenti.

Sicurezza e prevenzione in ogni luogo di lavoro, la figura del RLS

Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza è la persona eletta o designata all'interno
della RSU per rappresentare i lavoratori sugli aspetti che concernono la salute e la sicurezza durante il lavoro.

È una figura resa obbligatoria in tutti i luoghi di lavoro dal D.Lgs 626/94. La legge e il CCNL (art. 71) attribuiscono al Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza una serie articolata di compiti e funzioni. Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza gode delle stesse e identiche tutele previste dalla legge per il delegato sindacale.

Quattro sono i diritti fondamentali riconosciuti al Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza:

  • diritto all'informazione;

  • diritto alla formazione;

  • diritto alla consultazione e alla partecipazione;

  • diritto al controllo e alla verifica.

Gli obblighi a cui deve adempiere, invece, sono:

  • avvertire il responsabile dell'azienda dei rischi individuati nello svolgimento del suo ruolo;

  • mantenere il segreto d'ufficio.

È evidente che per esplicare al meglio e pienamente il proprio mandato il RLS deve coordinare la sua azione con quella della RSU.

26 marzo 2012

Guida critica alla riforma del mercato del lavoro

- Claudia Pratelli -

La riforma del lavoro ha raggiunto una forma, pare, definitiva, approvata dal Consiglio dei Ministri. Curioso che questa forma si presenti come relazione del Ministro del Welfare e non come vero e proprio documento licenziato dall’Esecutivo.

È assai discutibile che, a tavolo con le parti sociali concluso e approvazione da parte del CdM avvenuta, ancora non sia stato reso noto un testo ufficiale e definitivo. Si tratta di una opacità di non poco conto: sia per questioni estremamente concrete (nei tecnicismi delle formulazioni risiedono ricadute molto incisive sulla vita materiale di tutte e tutti coloro cui la riforma si rivolge), sia per ragioni di trasparenza e democrazia nel dibattito pubblico. Impossibile non notare, infatti, che l’assenza di testi definitivi si accompagni a dichiarazioni da parte del ministro Fornero sostanzialmente contraddittorie con i documenti circolati.

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Co co pro sentenza per una lavoratrice del call center romano 'Atesia - Almaviva contact' -

Quello che mi da veramente fastidio è che talune aziende pensano di poter dare informazioni distorte e parziali, non pensando che i propri interlocutori possano confutare con i fatti le loro distorte verità, ed escludono dalle loro ipotesi di lavoro la concertazione.

Giovanni Pistorio


Ha il badge e partecipa alle riunioni e per questo non può essere considerato un co.co.pro ma ha diritto al posto fisso: quindi va assunto. Lo ha deciso la Cassazione respingendo il ricorso di una società di call center che non voleva riconoscere la natura subordinata del rapporto di lavoro a favore della dipendente, addetta al call center dal 4 giugno 2001.


Riconosciuto, dalla Cassazione, il diritto al 'posto fisso' per una lavoratrice Co.co.co e Co.co.pro. del call center romano 'Atesia - Almaviva contact', alla quale la società datrice di lavoro non voleva riconoscere il contratto a tempo indeterminato dopo averla impiegata per sei anni sostenendo che si trattava di lavoro autonomo. Ma la Cassazione ha confermato che non si trattava affatto di lavoro a contratto o a progetto in quanto sui 'dipendenti' c'era un «controllo particolarmente accentuato ed invasivo».


Per quanto riguarda la vigilanza alla quale erano sottoposti gli addetti al call center di Atesia - la società di call center più grande d'Europa - la Cassazione osserva che in modo «congruamente motivato» già la Corte d'Appello di Roma aveva spiegato che «il concorso congiunto del sistema informatico, in grado di controllare l'attività del telefonista in tutti i suoi aspetti, e della vigilanza dell'assistente di sala, mostrava l'esistenza di un controllo particolarmente accentuato ed invasivo, non usuale neppure per la maggior parte dei rapporti subordinati esistenti e quindi inconciliabile con il rapporto autonomo».


Per quanto poi riguarda l'assoggettamento della centralinista Roberta B. al potere di controllo e direttivo, i supremi giudici - con la sentenza 4476 - rilevano che nel suo lavoro l'impiegata era sottoposta «non tanto a generiche direttive, ma ad istruzioni specifiche, sia nell'ambito di briefing finalizzati a fornire informazioni e specifiche in merito alle prestazioni contrattuali, sia con puntuali ordini di servizio, o a seguito di interventi dell'assistente di sala».


La Cassazione occupandosi delle condizioni di lavoro nella sede romana di Atesia - dove c'è un enorme contenzioso nato dai ricorsi dei lavoratori co.co.co e co.co.pro - ricorda come ai centralinisti fosse fatto obbligo «di utilizzare un linguaggio appropriato ai contenuti dell'attività professionale, con padronanza di dialogo, capacità di persuadere e massima cortesia nei confronti dell'utenza pertanto si trattava di indicazioni che denotavano un «generale obbligo di coordinamento con le esigenze aziendali».


Ininfluente, è stato poi giudicato dalla Cassazione, in fatto che Roberta B. poteva non osservare un preciso orario di lavoro nella 'fornitura' delle sue sei ore di prestazione per sei giorni a settimana. In primo grado, invece, il tribunale di Roma, con sentenza del 26 settembre 2008, aveva negato a Roberta B. il diritto al posto fisso accogliendo la tesi di 'Atesia' sull'esistenza di un autentico rapporto di lavoro autonomo. La Corte d'Appello di Roma, invece, il 15 settembre 2009, aveva dichiarato la natura subordinata del rapporto di lavoro a tempo indeterminato dal 2001 e fino ad oggi condannando il call center a riassumere la lavoratrice, che nel frattempo era stata licenziata, e a pagarle le retribuzioni non corrisposte.

CCL RAI: Sintesi della Proposta Slc Cgil, Fistel Cisl e Snater

DELIBERE:

Rai Way un incontro richiesto congiuntamente presso il Ministero dell'Economia e Finanze, per superare la proposta del Direttore Generale M. Masi per la cessione degli impianti trasmittenti.

Rai Internazionale che si determini, anche attraverso una nuova delibera, il mantenimento della produzione internazionale, non è sufficiente continuare la programmazione verso l'estero, è necessario che ci siano elementi di condivisione nel percorso di medio periodo per la riapertura della produzione internazionale e la piena tutela dei posti di lavoro e delle professionalità.

Rai Corporation e Uffici di Corrispondenza la tutela di tutti i lavoratori attraverso clausole sociali che impegnino la Rai a far assumere e utilizzare, anche dalle aziende che forniranno i servizi nei diversi paesi, i lavoratori che sta licenziando o garantire un posto di lavoro in Rai in Italia.

Riprese Esterne l'annullamento della delibera che intende chiudere o ridurre le attività e la struttura.

Bilinguismo e Rai Med impegno a scrivere avvisi comuni, Rai Sindacato, per sollecitare le istituzioni a riaprire i finanziamenti. Mantenendo fermo il concetto che le funzioni dirette alle minoranze linguistiche è chiaramente definito nel contratto di servizio e quindi è elemento imprescindibile nella missione della Rai.

Impegno dell'azienda a distribuire gli elementi del contenimento dei costi a dirigenti, giornalisti e conduttori.

CCL PARTE ECONOMICA

105 euro al 4 livello per il triennio come aumento sui minimi salariali
50 da aprile (senza trascinamenti)
55 da dicembre (con tutti i trascinamenti)
2000 euro al 4 livello di una tantum sia per i TI che per i TD (per i TD riparametrata all'utilizzo)
1180 euro al 4 livello pagato ad aprile come PDR, con una nuova regolamentazione che consenta la proporzionalità dell'erogazione, in conseguenza dell'andamento economico dell'azienda, per i prossimi anni e con un minimo garantito.

CCL NORMATIVA

Appalti: regole stringenti sugli appalti, obbligo della piena utilizzazione del personale interno prima di utilizzare gli appalti, controllo diretto di Rsu e OO.SS. nazionali e territoriali su regolarità contrattuale e sicurezza.

Consulenze: riduzione dell'utilizzo delle consulenze, processo di stabilizzazione per coloro che hanno salari sotto i 3000 euro mensili, taglio del 50% delle consulenze con reddito superiore ai 3000 euro lordi mensili.

Investimenti tecnologici: reperire risorse dal taglio delle consulenze e degli appalti per investire in adeguamento tecnologico (il 20% delle voci citate).

Apprendistato e mercato del lavoro: rendere esigibile l'apprendistato e regolamentare la modalità assunzionale dei lavoratori.

Tempi Determinati: garanzia, indipendentemente da riorganizzazioni relative ad applicazioni delle delibere del 29 novembre e 15 dicembre, di utilizzo e di tempi nell'accesso ai bacini e alla stabilizzazione (stesso trattamento per i somministrati ricompresi nell'accordo del 29 luglio sui Td).

Spostamento del notturno, da dicembre, dalle ore 20.00 alle ore 21.00.

Revisione della struttura contrattuale, attraverso una elaborazione in commissione paritetica (da istituire da subito e che deve concludere i propri lavori nell'ambito del prossimo contratto), tenendo conto di:

    • un cambiamento dei modelli e dei processi produttivi;

    • l'individuazione di nuove figure professionali;

    • la razionalizzazione di istituti contrattuali che tenga conto della necessità di: trasferire parte della retribuzione dal salario variabile a quello fisso, ridurre il disagio, accorpare alcune maggiorazioni ed indennità attraverso forfettizzazioni o razionalizzazioni;

    • il reintegro del personale dove necessario.


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