Cari compagni, in questi giorni i lavoratori che si trovano ad operare nel campo delle TLC si trovano di fronte ad uno nuovo scenario dove tutti lo vogliono e tutti lo cercano...l'abbassamento del costo del lavoro. E' ormai prassi di tutte le grandi aziende o multi nazionali del settore giocare al massimo ribasso. Questa prassi, ormai consolidata, si può fare seguendo due percorsi, o usare i lavoratori a progetto in modo indiscriminato ( ad esempio nelle interviste telefoniche e nelle indagini di mercato, spesso per strutture dello stato o per i ministeri ), e quindi aggiudicandosi le gare a costi fuori dal reale costo del lavoro, o delocalizzando in Albania. L'Albania viene scelta proprio perché vicina all'Italia, tutti sono cresciuti con la tv italiana ( e quindi conoscono usi e costumi),ed inoltre la facilità con cui parlano italiano fluente. Questo si ripercuote con una richiesta selvaggia della cassa integrazione, e con un uso eccessivo, fuori da ogni controllo, di lavoratori a progetto. L'esercito dei co.co.pro. che senza nessuna idea di quali siano i loro diritti, ogni giorno, violando ogni articolo del loro contratto , lavorano seduti davanti ad un pc con le loro cuffiette, a vendere, intervistare,e chissà quante altre cose. A tutt oggi non c'è una proposta di legge seria, il governo ormai non è interessato a nulla se non a salvare mr B., ma nemmeno le opposizioni si danno da fare. Da Rifondazione al PD passando per SEL, nessuno affronta questo grave problema, ad eccezione del "vecchio" e caro ex ministro Damiano; vi riporto un pezzo di una sua analisi, potrebbe esserci di aiuto.
I call center sognano l'Albania con le sue paghe da tre euro l'ora. Le commesse di navi mercantili prendono la strada del Far East. E in Italia è sempre più emergenza occupazione. In un solo giorno, questa settimana, sono stati annunciati 4mila licenziamenti. Più di 2.500 alla Fincantieri (azienda pubblica), quasi 1.500 alla Teleperformance di Taranto e Roma, colosso francese specializzato nei call center di aziende come Eni, Enel, Vodafone, Alitalia, Sky e Mediaset.
E chiedono politiche di sostegno. Per i call center, in particolare, è agli atti una proposta di legge del Pd che prevede la continuità dei finanziamenti a favore di quelle aziende che stabilizzano il lavoro, mette al bando il lavoro a progetto e blocca la pratica degli appalti al massimo ribasso che costringono spesso le società, per avere speranze di aggiudicazione delle commesse, a comprimere il costo del lavoro al di sotto delle tabelle salariali previste dai contratti.
Finora, però, l'esecutivo è assente. Se non si cambia rotta, una volta esaurite le tutele della cassa integrazione, ci troveremo a fare i conti con un vero e proprio shock occupazionale, che coinvolgerà tanto i lavoratori garantiti, vittime dei processi di ristrutturazione e delle cattive scelte aziendali, che i giovani senza tutele, che ogni giorno vengono licenziati in silenzio e senza clamore.
È un prezzo che il paese non può pagare.
Vi racconto tutto ciò perché tra meno di un anno ci sarà il rinnovo del ccnl di settore (tlc),dove si cercheranno di aggiungere nuove funzioni ai livelli inquatrativi, dove la CISL in alcuni call-center ha chiesto ( ed ottenuto) che si usasse il contratto del commercio, che è già un accordo separato, e perché a farne le spese saranno i giovani. Lavoratori che lavorano a progetto, in somministrazione ( a Taranato molti sono somministrati a tempo indereminato, e già come NIdiL abbiamo perso delle cause di lavoro) , ma anche neo assunti a tempo indeterminato.
Giuseppe Oliva Segretario Generale NIdiL CGIL