Alla fine l’intesa unitaria è arrivata. Confindustria e sindacati hanno siglato un documento comune sulla validità dei contratti e la rappresentatività delle sigle sindacali. La firma è arrivata dopo un confronto «disteso» e attento, che in quasi sei ore ha affrontato i nove punti della bozza presentata dagli industriali e in parte modificata da Cgil, Cisl e Uil.
Sul tavolo i temi caldi del confronto di questi mesi: dalle nuove regole per la rappresentanza sindacale, alle garanzie di efficacia per gli accordi firmati dalla maggioranza dei rappresentanti dei lavoratori, fino ad una definizione degli ambiti di interesse dei contratti nazionali e di quelli aziendali. Non si è parlato di deroghe, un termine che non compare nel testo e che non piace alla Cgil e alla Fiom.
I metalmeccanici lo hanno ribadito lunedì al direttivo di Corso Italia, dove Susanna Camusso ha chiesto e ottenuto il mandato a trattare e a chiudere la partita sui contratti. Il segretario delle tute blu, Maurizio Landini, il portavoce della minoranza «La Cgil che vogliamo», Gianni Rinaldini e quello della «Rete 28 aprile», Giorgio Cremaschi, avevano espresso il loro «no» all’ipotesi di raggiungere un’intesa con Confindustria, soprattutto se questa avesse in qualche modo avallato le richieste della Fiat, che spinge sull’associazione degli industriali perché non vengano messi in discussione gli accordi separati firmati con Cisl e Uil negli stabilimenti di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco. Un fronte che si riaprirà comunque il 16 luglio, giorno in cui potrebbe arrivare la sentenza sul ricorso presentato dalle tute blu Cgil contro la newco costituita dal Lingotto nello stabilimento campano.
Il tavolo di ieri aveva come obiettivo dichiarato la firma di un accordo e il superamento delle divisione nate con la riforma del modello contrattuale del 2009, non firmata dalla Cgil. Un risultato importante, auspicato dal ministro Tremonti che ha ringraziato «Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti, Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia, per quello che hanno fatto nell’interesse del Paese». Ogni virgola del testo sottoposto alle parti è stata pesata e valutata. La linea seguita per riscrivere le regole delle future relazioni industriali è quella della piattaforma confederale del 2008, che si richiama al modus operandi utilizzato nel pubblico impiego.
Quindi la rappresentatività dei sindacati viene tarata sommando il numero certificato degli iscritti a quello delle rsu elette in fabbrica. L’ipotesi di un’intesa aziendale verrebbe così validata dall’ok della maggioranza delle rsu, là dove ci sono. Nelle imprese dove sono presenti solo le rsa - nominate dai sindacati - l’accordo dovrebbe passare il vaglio del voto dei lavoratori. L’ipotesi è che se la rsa dovesse arrivare a un’intesa aziendale, basterebbe l’opposizione di una sola sigla o di una percentuale dei lavoratori in fabbrica per metterlo ai voti. L’altro punto caldo del confronto era la separazione degli ambiti tra contratto nazionale e aziendale, col primo che dovrà definire le regole del secondo.