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La legalitá come veicolo di equitá sociale ed economica. Su questo argomento la Cgil nazionale, la Cgil siciliana e la Camera del lavoro etnea hanno proposto una riflessione a tutto campo con una conferenza di due giorni dal titolo "Legalitá ed equità: per un sistema economico moderno e giusto", svoltasi il 23 e 24 giugno, presso l'hotel Sheraton di Aci Castello.
La prima giornata ha visto, dopo la prolusione iniziale, tre sessioni di lavoro: "Peso della criminalità organizzata nel mancato sviluppo di un'area"; "Recupero e riuso economico e sociale dei beni confiscati"; "Effetti dei comportamenti illegali nell'economia".
La sessione plenaria, aperta dal Segretario Generale della CGIL di Catania Angelo Villari si è svolta nel corso della seconda giornata.
Il segretario della Cgil di Catania, Angelo Villari, introducendo la giornata ha detto che “a Catania l’illegalità, in tutte le forme in cui si manifesta, ha prodotto iniquità, vere e proprie piaghe sociali: lavoro povero e senza tutele, tassi elevatissimi di disoccupazione giovanile e femminile, evasione fiscale e contributiva, corruzione diffusa”.. Per Villari “nella battaglia per sottrarre Catania alla morsa di illegalità e iniquità, che altro non sono che le due facce della stessa medaglia, nessuno può chiamarsi fuori. E’ indispensabile che le associazioni imprenditoriali applichino pienamente e rigorosamente il codice etico e lo chiedo in particolare alla Confcommercio- ha sottolineato Villari- non sempre attenta ai fenomeni che la circondano”.
In seguito la presentazione del Report sui lavori della giornata precedente. Poi la relazione di Mariella Maggio e, a seguire, la tavola rotonda coordinata da Antonio Riolo, della segreteria regionale Cgil.
Mariella Maggio (Segretario Generale CGIL Sicilia) ha lanciato un appello alle forze economiche e sociali a costruire un “programma essenziale per la legalita’ e l’equita’ da consegnare alle istituzioni e ai partiti”. Partiti e istitituzioni non invitati a partecipare all’iniziativa del sindacato, che ha visto gli interventi di rappresentanti delle associazioni imprenditoriali, magistrati e docenti universitari, “non per qualunquismo o spirito di antipolitica- ha sottolineato Maggio- ma perche’ la Cgil ritiene indispensabile che sia la societa’ civile, il reticolo democratico associativo, a porsi come protagonista del confronto che va chiesto prima possibile alle istituzioni politiche”. La Cgil ha gia’ alcune proposte come quella di “confiscare e riutilizzare ai fini sociali non solo i beni sottratti ai mafiosi – ha sostenuto la sindacalista- ma anche la ricchezza figlia del malaffare e della corruzione”. E quella di “arricchire e ampliare il codice etico delle imprese, battendo ad esempio sul tema della responsabilita’ dell’azienda madre negli appalti”. L’iniziativa delle forze sociali ed economiche, per la leader della Cgil nell’isola, si rende necessaria perche’ “provvedimenti come la recente legge sugli appalti apprezzabili e frutto di concertazione – ha rilevato- non sono sufficienti. Ci vuole invece un intervento sistemico- ha sottolineato- contro il sistema delle illegalita’ e della corruzione che punti, oltre che ad esprimere lo sdegno e a una opzione di natura etica, a costruire responsabilmente la Siciliadella legalita’ e dell’equita’”. Un binomio, quest’ultimo, su cui la Cgil, -che si propone come “casa aperta” di chi difende la Costituzione ed e’ in prima linea contro le illegalita’, a partire dai magistrati e dagli esponenti delle forze dell’ordine, oltre che delle nuove generazioni- ha voluto focalizzare l’attenzione con questa manifestazione a Catania, “con la convinzione che l’illegalita’- ha sostenuto la Maggio- produca iniquita’ e contribuisca alle disuguaglianze e all’ ingiusta distribuzione del reddito”. In quest’ottica, per il sindacato, oltre alla lotta alle mafie (la cui “economia” , drammaticamente, oscilla ogni anno tra i 7 e i 9 punti del Pil), “diviene fondamentale contrastare adeguatamente l’evasione fiscale (quantificata da fonti autorevoli in 150 miliardi di euro l’anno), giungere a un uso equo delle risorse pubbliche e ad un equilibrio tra partecipazione alla produzione di ricchezza e sua distribuzione, contrastare l’economia sommersa e il lavoro nero, dare giusta centralita’ al lavoro ed equilibrio al welfare”.La Cgil propone dunque un’azione delle forze sociali ed economiche mirata a contrastare efficacemente quella “economia parallela che con l’intreccio di mafia e corruzione- ha sostenuto Mariella Maggio- centrifuga commerci, imprese, forze economiche sane, concorrenze leali di mercato, diritti dei lavoratori”. Una battaglia per la legalita’, dunque, “non solo come emergenza legata alla criminalita’ organizzata, ma – e’ la tesi della Cgil- che va estesa a tutto campo: nell’economia, nelle istituzioni, nella pubblica amministrazione, nel sistema delle imprese”.
Per Serena Sorrentino (Segreteria nazionale della Cgil): “La legalita’ economica e’ una precondizione per costruire un progetto per il paese. Ecco il perche’ della nostra campagna e del fatto che vogliamo lanciare a tappeto la contrattazione sulla legalita’ economica”.
Sorrentino ha rilevato che “il fatturato delle mafie ammonta a 135 miliardi di cui 75 di utili; l’evasione fiscale e’ stimata in 130 miliardi e 60 miliardi e’ la cifra che riguarda la corruzione: ce ne sarebbe- ha sottolineato la sindacalista- per finanziare una manovra economica”. Sorrentino ha ancora detto che il sommerso ha avuto un incremento del 3% a fronte dell’1% del Pil: a tale sottrazione di risorse al pubblico- ha sostenuto- corrisponde l’aumento della pressione fiscale sui lavoratori dipendenti e i pensionati”. Secondo l’esponente della Cgil, a fronte di tutto cio’, “occorre invertire la filosofia degli interventi del governo, che pensa a meno vincoli, meno controlli, quando invece per costruire politiche di crescita sostenibile sono necessarie regole e controlli”. La Sorrentino ha rilevato inoltre che “per quanto riguarda il Mezzogiorno non ci sono attualmente politiche che aiutino a recuperare il differenziale col resto del paese. Oggi- ha detto- anche gli imprenditori dicono che combattere l’economia illegale sia fondamentale per lo sviluppo, ma di questo non c’e’ una parola nel piano del governo per il sud”.
“Senza un accordo impresa- sindacato non si va da nessuna parte. E dico questo non per segnare un rituale ma perche’ la situazione politico- economica e’ tale che si rende necessaria un’ulteriore assunzione di responsabilita’ sul tema della legalita’ puntando all’apertura di un tavolo di confronto”: lo ha detto il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, intervenendo alla conferenza della Cgil. Lo Bello ha rilevato che “finora e’ mancata una strategia e la comprensione di uno scenario di crescenti ristrettezze. Ha prevalso un modello- ha osservato- a prescindere dalle risorse disponibili e il frutto avvelenato di questo modello e’ stato il mostro clientelare e assistenziale. Di fronte a questo- ha proseguito Lo Bello- e per l’affermazione della legalita’ sindacati e imprese devono assumersi una responssabilita’ che va oltre i ruoli tradizionali”. Su Catania lo Bello ha parlato della “difficolta’ della citta’ a prendere atto degli inquinamenti mafiosi. E questo e’ grave- ha sottolineato-: e’ una citta’ che non e’ pronta a raccogliere la sfida”. Da qui un appello a “lavare in pubblico i panni sporchi”, a reagire “per evitare di rafforzare la patologia”. Per Lo Bello, per la lotta alla mafia sono importanti “l’azione di forze dell’ordine e magistratura, una societa’ responsabile ma e’ anche fondamentale parlarne pubblicamente”. “Anche le pietre qui sanno- ha sottolineato- che esistono cartelli mafiosi, ad esempio quelli che hanno monopolizzato il movimento terra nella costruzione dei centri commerciali, ci vuole un’analisi spietata e la capacita’ di isolare la parte marcia, se si vuole avere una crescita”.
Michele Prestipino, procuratore aggiunto della Direzione antimafia di Reggio Calabria, intervenendo, ha detto che “uno dei fattori forti del declino del nostro paese e' la presenza delle mafie con la loro economia, i loro patti. La mafia calabrese- ha rilevato- oggi riesce a clonarsi verso il nord produttivo. Quando mi reco al nord e parlo con imprenditori e mondo del lavoro- ha aggiunto- ho difficolta’ a far passare questo dato: sanno che la mafia ce l'hanno in casa ma coltivano l'illusione che in un posto dove non c'e' mafia si possa comunque sfruttare i capitali mafiosi contro la crisi. In questo modo il denaro mafioso viene lavato in imprese pulite. Questa e' una pia illusione: in realta' dove arrivano i soldi dei mafiosi- ha osservato- arrivano i mafiosi, compresi quelli col kalashnikov”. Prestipino ha ancora detto che “l' anello base delle relazioni mafiose e' l' impresa. Provenzano per intenderci, non puo ' dialogare con un sindaco ma deve trovare un imprenditore che lega i due mondi e i due linguaggi . Questo non lo dico io ma gli stessi mafiosi. Potere mafioso e' avere nelle mani le imprese. Al sindacato deve interessare questo concetto proprio perche' le imprese mafiose generano anomalie . Non applicano certo lo statuto dei lavoratori. Non hanno buone relazioni – ha detto Prestipino- perche' i problemi li risolvono in un altro modo”.