Nel processo di definizione dei turni entrano in gioco numerose variabili legate sia alla domanda sia all’offerta, variabili che costituiscono tre grandi fattori e che, secondo i casi e le situazioni, assumono ruoli e pesi diversi:
- Fattori assistenziali, strutturali e organizzativi
- Aspetti normativi e contrattuali
- Aspetti bio-psico-sociali del personale
Fattori assistenziali, strutturali e organizzativi:
Caratteristiche quali-quantitative delle persone da assistere (numero, grado di dipendenza, età ecc.); il turno deve quindi essere rapportato al fabbisogno assistenziale presente.
Variabili legate alle condizioni operative in cui si lavora:
- struttura architettonica e logistica, disponibilità
- di mezzi tecnologici e informatici, numerosità
- qualifica del personale.
Fattori normativi e contrattuali:
In particolare i provvedimenti legislativi più importanti sono:
- Riferimenti legislativi Decreto legislativo n. 66 dell’8 marzo 2003 (G.U. n. 87 del 14 aprile 2003 S.O. n. 61- Circolare ministeriale n. 8/2005
- Attuazione delle direttive 93/104/CE e 2003/34/CE, concernenti taluni aspetti dell’orario di lavoro
- Norme di natura contrattuale e sociale, quelle che disciplinano il rapporto di lavoro e gli aspetti giuridici della professione
Aspetti bio-psico-sociali del personale:
- Il ritmo circadiano, detto anche “orologio biologico” regola le funzioni dell’organismo rispetto al susseguirsi del tempo veglia/sonno e al cambio stagionale. Il lavoro a turni, determina alterazioni del normale funzionamento di questi ritmi.
- La cronobiologia, cioè la scienza che studia questi fenomeni ha messo in evidenza che la tolleranza al lavoro turnistico è molto variabile ed è influenzata da numerosi fattori (personali, famigliari, ambientali e sociali, legati al tipo di turnazione e al posto di lavoro)
- età, sesso, condizione sociale, familiare, culturale, economica, provenienza/integrazione, residenza/domicilio, possibilità “dopo lavoro”, possibilità “doppio lavoro”, ecc.
Classificazione dei turni
- Per TURNO si intende una periodica rotazione di lavoro in base ad una specifica sequenza.
Per parlare di TURNO occorre pertanto che il lavoro sia:
- Sostenuto da più persone che si danno il cambio per svolgere una determinata attività
- Articolato in successione di giorni di presenza/assenza che si ripetono
- Organizzato in una o più fasce orarie che suddividono la giornata in MATTINA, POMERIGGIO , NOTTE
Classificazione dei turni:
- TURNI A ORARIO NORMALE O “FISSO” O NON TURNO In genere l’orario normale si svolge di mattina e non sono presenti le caratteristiche tipiche del lavoro a turni: non esistono forme di alternanza di giorni e rotazione tra operatori.
- TURNI A CICLO DIURNO: Turno con orario esclusivamente giornaliero che generalmente si sviluppa sulle 12-14 ore. In ogni caso secondo le attuali norme (D.Lgs. 26/11/1999 n. 532 “Disposizioni in materia di lavoro notturno, a norma della’art. 17, comma 2, della L. 5 Febbraio 1999, n. 25”), non deve comprendere l’intervallo orario tra la mezzanotte e le cinque del mattino Esiste rotazione tra gli operatori ai quali, in base alle esigenze di servizio, vengono assegnati turni di lavoro con orario continuato o spezzato e/o feriali o festivi. Spesso usati in associazione con i turni a ciclo continuo.
- TURNI A CICLO CONTINUO, detto anche di giro o sulle 24 h: Copre tutte le 24 h giornaliere di tutti i giorni della settimana e dell’anno In particolare si distinguono in:
- Turni a ciclo continuo regolare idonei per attività che non si modificano nel tempo (dal lunedì alla domenica sempre la stessa intensità di lavoro); la distribuzione delle presenze nella giornata può essere uniforme o avere pesi diversi nelle varie fasce orarie (M-P-N)
- Turni a ciclo continuo variabile. La presenza degli operatori è commisurata alle esigenze settimanali del servizio (es. si riducono il fine settimana)
- Turni a ciclo continuo libero (variano in continuazione) Tipici delle situazioni molto avanzate sul piano gestionale che hanno introdotto meccanismi di flessibilità per ottimizzare l’utilizzo della risorsa umana seguendo le punte produttive.
Stesura dei turni:
Consiste nel redigere per esteso lo sviluppo temporale del turno di lavoro dell’intera equipe assistenziale; in genere viene sviluppato per un periodo da uno a tre mesi in modo che il personale possa conoscere il proprio impegno lavorativo e conciliare con esso la propria vita familiare e sociale.
Il turno è stilato sulla base di una semplice matrice che riporta da un lato gli operatori in turno e sull’altro i giorni del periodo temporale preso in considerazione. La matrice viene compilata utilizzando simboli convenzionali che indicano le presenze/assenze assegnate a ogni operatore in corrispondenza del periodo temporale preso in considerazione.
I metodi di compilazione del turno sono due:
- Diagonale, Si riproduce la sequenza del turno dall’alto al basso e da sinistra a destra e poi si completa la matrice in diagonale. Idoneo per lo sviluppo di turni a ciclo diurno e continuo con ciclo regolare e variabile (settimanale)
- Consecutivo, Si sviluppa procedendo nel senso normale di scrittura, in continuo, fino a riempire tutta la matrice del periodo necessario. Si utilizza per turni con ciclo variabile (no settimanale), turni con ciclo libero, turni con sequenza multipla.
Struttura del turno:
- Sequenza, numero di giorni compresi nel periodo di tempo che intercorre tra inizio/fine turno. Sulla sequenza si organizza la quantità dell’assistenza da erogare per ogni giorno settimanale e per ogni fascia oraria giornaliera.
- Lo schema della sequenza è l’unità informativa minima da cui si deve partire prima di procedere alla determinazione e sviluppo dei turni
- Tutti i turni a ciclo continuo o diurno presentano caratteristiche diverse in base al fatto che nella sequenza la quantità delle presenze sia regolare o variabile
Modulo, La diversa successione che si ottiene alternando la mattina, il pomeriggio e la notte e i relativi riposi porta a diversi programmi di avvicendamento del turno detti “modulo del turno”In linea generale nella definizione del modulo di
turno occorre tenere conto nella distribuzione:
- Dei riposi/pause (intervalli di assenza dal lavoro)
- Della lunghezza della sequenza
- Denominazione: I turni si possono classificare in base alla sequenza (numero di giorni compresi nel periodo di tempo che intercorre tra inizio/fine turno), in relazione al numero di operatori che sostengono il turno stesso.