03 giugno 2011

Teleperformance: le mobilitazioni proseguono

di Pierfrancesco Demilito:

Spesso, troppo spesso, lavorare in un call center vuol dire precarietà, instabilità, insicurezza. I lavoratori di Roma e Taranto dell’azienda Teleperformance, invece, pensavano di essere l’eccezione che conferma la regola. Quando, due anni fa, in moltissimi hanno firmato un contratto a tempo indeterminato erano certi di aver trovato una sistemazione definitiva, di essere fuori dall’inferno del precariato. Molti lavoratori hanno messo su famiglia o si sono sobbarcati un mutuo.


E invece un anno fa l’azienda ha annunciato esuberi e per tutti è stata una vera doccia fredda. Sono intervenute le istituzioni locali della Puglia e del Lazio e i lavoratori hanno accettato la cosiddetta “solidarietà”, lavorare tutti un po’ di meno pur di lavorare tutti e l’azienda ha iniziato a incassare finanziamenti pubblici.


Adesso Teleperformance torna a parlare di esuberi e ne prevede 1464 su un totale di 3500 lavoratori. Un nuovo schiaffo per chi aveva creduto nell’azienda e nelle istituzioni che avrebbero dovuto assicurare il controllo.


Sia a Taranto che a Roma riparte la mobilitazione, ricominciano gli scioperi. La notte tra il 22 e il 23 maggio dal capoluogo ionico i lavoratori partono alla volta di Roma, nella Capitale incontrano i loro colleghi e insieme danno vita ad un sit in a Piazza Montecitorio. A gran voce chiedono che i livelli contributivi del Contratto nazionale vengano garantiti, che il Governo fermi la corsa alla delocalizzazione e che regolamenti il settore.


Sì, perché una regolamentazione nella giungla dei call center è evidentemente necessaria, considerando che oggi Teleperformance, l’azienda più importante del settore, può licenziare i suoi dipendenti e contemporaneamente reclutare (con un annuncio su alcuni quotidiani) giovani disposti ad accettare un contratto a progetto.


In quest’ultimo anno il Governo ha fatto poco, i lavoratori dicono nulla, per tutelare queste persone e oggi la delocalizzazione in Albania, a scapito dei dipendenti italiani, sembra inevitabile. E pensare che solo un po’ di tempo fa, quando Alitalia, stava per finire in mani francesi, l’Esecutivo ha bombardato l’opinione pubblica sottolineando la necessità di garantire alla compagnia di bandiera una proprietà italiana che tutelasse i nostri lavoratori. Oggi, che Alitalia attraverso Teleperformance, trasferisce i suoi call center in Albania e manda per strada oltre 1400 lavoratori, il Governo latita.


Durante la manifestazione a Roma, i lavoratori, dopo non poche insistenze, sono riusciti ad essere ricevuti dal Governo che ha assicurato un’analisi approfondita della vicenda Teleperformance e, se necessario, l’apertura di un tavolo con l’azienda che avrà come teatro il Ministero dello Sviluppo Economico. Ai lavoratori che protestavano in Piazza Montecitorio è giunta la solidarietà dell’ex Ministro del Lavoro, Cesare Damiano, che durante il suo dicastero aveva varato una serie di provvedimenti che portarono alla stabilizzazione degli operatori dei call center. Nonostante l’incontro con Damiano e le rassicurazioni ricevute dal Governo, ai lavoratori resta l’incertezza nel futuro e la diffidenza nei confronti di quelle istituzioni che davvero poco finora hanno fatto per tutelare il loro posto di lavoro.