Individuare il disturbo del lavoratore, correlarlo al tipo di attività svolta e inserirlo nella lista delle malattie tabellate dalla legge. Questa sembra essere la formula che ha portato al calo delle denunce e dei riconoscimenti di malattie professionali. Dunque la conoscenza di una patologia e dell’agente che la determina è la chiave per prevenirla ed è capace di innescare un ciclo virtuoso.
Così è successo all’INAIL che registra una diminuzione costante delle malattie professionali conosciute, ma che allo stesso tempo vede aumentare le denunce di malattie da lavoro correlate, cioè quelle di cui non si conosce ancora il rischio specifico che le causa. E il sospetto è che la trasformazione del lavoro in atto negli ultimi anni fa emergere nuovi disturbi professionali.
“Il calo del numero di denunce e di riconoscimenti di malattie tabellate è l’effetto di una politica di prevenzione resa possibile proprio dalla maggiore conoscenza dei rischi che le determinano” ci spiega il prof. Giuseppe Cimaglia, responsabile della Sovrintendenza Medica dell’INAIL.
Professore Cimaglia, quali sono le malattie professionali?
Sono le 85 malattie, più silicosi e asbestosi, causate da un tipo di lavoro incluso nella tabella di legge, cui vanno aggiunte le malattie lavoro correlate, cioè che non derivano da un rischio lavorativo specifico ma da un insieme di fattori di difficile
individuazione.
Malattie tabellate e non tabellate, ci può fare qualche esempio?
Quelle tabellate vanno dalle ipoacusie da rumore alle malattie causate da agenti chimici, dalle parassitosi ai disturbi respiratori. Si tratta di patologie cosiddette “tradizionali”, che hanno subito una profonda evoluzione nel tempo e che oggi sono ben definite per quanto riguarda le lavorazioni. L’aspetto positivo è che stanno diminuendo rapidamente.
Quali sono le malattie più diffuse?
Il disturbo più frequente è l’ipoacusia da rumore, sia come malattia tabellata sia come non tabellata dato che il rumore non è un fenomeno limitato all’ambiente lavorativo. Al secondo posto troviamo i problemi dell’apparato respiratorio causati dall’inalazione di fumi, polveri inerti o irritanti, sostanze che provocano fibrosi come nel caso della silicosi e dell’asbestosi. In crescita risultano anche le malattie dermatologiche, allergiche o da sostanze irritanti, causate da un sempre maggiore inquinamento dell’aria che determina sensibilizzazioni anche acute. Sono malattie in evoluzione nei Sono malattie in evoluzione nei confronti delle quali l’INAIL pone grande attenzione anche per sollecitare interventi legislativi di sostegno alle attività di prevenzione.
E le malattie della new economy?
Il lavoro è totalmente cambiato: si è passati dalle attività tradizionali, industriali e agricole, al terziario che oggi assorbe circa il 70% della forza lavoro. Questa trasformazione crea nuovi pericoli, cosiddetti “rischi emergenti”, che possono essere causa di patologie ancora sconosciute. Ad esempio il lavoro svolto in ambienti con aria condizionata, o a ventilazione forzata, può essere causa di malattie quando i filtri sono intasati o l’aria che viene continuamente riciclata non è rinnovata adeguatamente.
Si dice che le malattie professionali del 2000 sono legate soprattutto a condizioni di stress e mobbing...
Sì, avranno come punto di riferimento soprattutto lo stress, che ormai fa parte dell’organizzazione del lavoro moderno, della competizione, del confronto con i propri limiti. Lo stress però non è una malattia, ma un meccanismo di difesa che si mette in atto al momento un cui l’organismo viene sollecitato dall’esterno. E’ una risposta positiva che tende ad allontanare lo stimolo negativo. Se perdura o aumenta d’intensità, l’organismo può reagire con una somatizzazione a carico di alcuni organi che possono essere compromessi nelle loro funzioni. E’ a questo punto che lo stress determina uno stato di malattia che può essere ricondotto al lavoro. E’ una condizione che si riscontra soprattutto nelle malattie cosiddette plurifattoriali, cioè causate da fattori che si aggiungono a quelli lavorativi. La difficoltà sta proprio nel capire quale parte della malattia dipende dal lavoro. E il medico legale deve dirimere i dubbi per dare una tutela privilegiata al fattore lavorativo. Dobbiamo conoscere meglio il fenomeno dal punto di vista epidemiologico con studi mirati a categorie di lavoratori normalmente esposti a questi insulti per capire quanto una malattia è riconducibile al lavoro e in che misura invece esisteva la possibilità che si verificasse comunque.
Che cosa cambia il danno biologico per i medici dell’INAIL e per gli assicurati?
L’estensione della tutela al danno biologico è stata un’enorme conquista e una rivoluzione dal punto di vista assicurativo e medico legale. E’ il risultato di una maturità professionale del personale dell’INAIL che ne ha saputo concertare e congegnare l’introduzione. L’esigenza era avvertita da tempo e la Corte Costituzionale si era più volte espressa per l’introduzione del danno biologico e dal momento in cui il Parlamento ha delegato al Governo la soluzione introdotta dal decreto di riforma, l’Istituto ha saputo rispondere alle aspettative. Il danno biologico, che tutela la salute del lavoratore in modo globale e non fa solo riferimento alla sua attitudine al lavoro, è quanto di più moderno e sofisticato si potesse immaginare. A mio avviso deve essere considerato anche per procedere alla riforma delle invalidità.
Videoterminali: postura e stress
Il presente lavoro riprende e integra il precedente "video terminali: guida all'utilizzo" già edito dall'Istituto e confortato dalla esperienza maturata nelle sedi periferiche dai medici dell'INAIL. Interessati a tale problematica sono i pubblici dipendenti dal momento che i "videoterminalisti" sono ben rappresentati in tale settore, ma non solo.
Infatti lavoratori del terziario costituiscono oltre i due terzi della forza lavoro attiva nel nostro paese e, in questo comparto, risulta molto ben rappresentato il lavoro impiegatizio.
Nel testo vengono esaminate le problematiche relative allo "stress" e alla "postura" e, con riferimento a quest'ultima vengono proposti alcuni esercizi fisici tratti da un manuale del S.u.v.a. (Istituto Nazionale Svizzero contro gli infortuni).
Lo "stress" invece rientra in una categoria di rischi "nuovi" che possono determinare disturbi o malattie oggi attentamente studiate dagli specialisti anche in relazione a patologie psichiche o psicosomatiche.
Il Sovrintendente Medico Generale
Giuseppe Cimaglia
Il Responsabile Settore V Prevenzione
Adriano Ossicini
Autori
Dr.ssa M.C. Casale (Sovrintendenza Medica Generale)
Dott. A. Citro (INAIL CDPR)
Dott.. A. Ossicini (Sovrintendenza Medica Generale)
Dott. G. Pastore (Sovrintendenza Medica Regionale)