La Rai ha bisogno di un Ad, non di un direttore generale, che abbia poteri certi, possa tagliare gli enormi sprechi senza farsi bloccare dal CDA; decidere come e dove investire sulla base di un piano industriale che non può più scimmiottare i precedenti perchè è cambiato radicalmente il modo di trasmettere e con questo i bisogni degli utenti.
Che possa valutare se è venuto il tempo, in un'azienda con i conti in rosso e lo spettro di un indebitamento progressivo, di sciogliere le società satelliti, Sipra a parte, fonti solo di sprechi e di moltiplicazione di poltrone. Libero di impostare una campagna pubblicitaria competitiva e non prendere dal mercato quello che resta. Con le regole attuali non è possibile risanare e rilanciare l'azienda.
Luigi Gubitosi, l'Ad di Wind che ha legato al suo nome i successi sul mercato di quell'operatore, conosce bene i processi di convergenza tra le diverse piattaforme trasmissive e le opportunità che si possono cogliere.
Un'azienda, titolare del servizio universale, che vieta ai propri abbonati di vederla sul satellite, senza una strategia complessiva di presenza nella rete e sul digitale, ha bisogno di una struttura decisionale completa e non può essere telecomandata due volte dai partiti: in commissione di vigilanza e in CDA.
I tempi delle decisioni e delle scelte, bisogna prenderne atto, sono ormai così stretti che anche la Rai, può sembrare un paradosso, deve cominciare a rispettarli.