12 giugno 2012

Rai: Emilio Miceli (Slc Cgil), e' vitale cambiare

La Rai ha bisogno di un Ad, non di un direttore generale, che abbia poteri certi, possa tagliare gli enormi sprechi senza farsi bloccare dal CDA; decidere come e dove investire sulla base di un piano industriale che non può più scimmiottare i precedenti perchè è cambiato radicalmente il modo di trasmettere e con questo i bisogni degli utenti.

Che possa valutare se è venuto il tempo, in un'azienda con i conti in rosso e lo spettro di un indebitamento progressivo, di sciogliere le società satelliti, Sipra a parte, fonti solo di sprechi e di moltiplicazione di poltrone. Libero di impostare una campagna pubblicitaria competitiva e non prendere dal mercato quello che resta. Con le regole attuali non è possibile risanare e rilanciare l'azienda.

Luigi Gubitosi, l'Ad di Wind che ha legato al suo nome i successi sul mercato di quell'operatore, conosce bene i processi di convergenza tra le diverse piattaforme trasmissive e le opportunità che si possono cogliere.

Un'azienda, titolare del servizio universale, che vieta ai propri abbonati di vederla sul satellite, senza una strategia complessiva di presenza nella rete e sul digitale, ha bisogno di una struttura decisionale completa e non può essere telecomandata due volte dai partiti: in commissione di vigilanza e in CDA.

I tempi delle decisioni e delle scelte, bisogna prenderne atto, sono ormai così stretti che anche la Rai, può sembrare un paradosso, deve cominciare a rispettarli.