“Chi dichiara che il sostegno della città allo Stabile è “ridicolo”, “patetico” o “acritico”, scade a sua volta nel ridicolo. Le attività teatrali sono lo strumento attraverso vengono salvaguardate le culture e le tradizioni, e nei teatri operano sia lavoratori dipendenti a tempo indeterminato (38 a Catania) che precari senza particolari ed incisive tutele sociali (circa 57 lavoratori) ed attori senza nessun altra tutela che il proprio lavoro (circa 100).
Il teatro non è uno stipendificio: ad ogni produzione tagliata corrisponde la perdita, per l’anno in corso, del lavoro per tutti gli attori che avrebbero operato per conto di quella produzione.
Chi governa, anche a livello locale, di queste cose elementari e soprattutto della difesa della città al teatro di prosa non può non tenerne conto.
Per dovere di verità si deve riconoscere che qualcuno tra quelli che sembravano essere i più accaniti detrattori delle attività del Teatro, alla luce degli ultimi chiarimenti, ha dato la propria disponibilità al reintegro delle risorse, e questo rende onore alla sua intelligenza e alla sua sensibilità.
Altri invece continuano nelle loro acritiche prese di posizione. E anche all’interno delle stesse formazioni politiche in molti esprimono pareri discordanti. Per questo ci viene da chiederci se si di impermeabilità ai ragionamenti. o abilità al “gioco”. Ma, ci chiediamo, a che gioco stiamo giocando, e sulla pelle di chi?”
Giovanni Pistorio
Segretario confederale Cgil di Catania