02 maggio 2012

Riforma del lavoro, tutto fermo fino alle amministrative

Le elezioni amministrative rallentano l'iter della riforma del lavoro. Come previsto, questa settimana il disegno di legge rimarrà fermo sulle scrivanie della commissione Lavoro del Senato che tra l'altro, prima di poterlo votare, deve ottenere i pareri della Bilancio. La partita si giocherà su oltre mille emendamenti, numero ben più sostanzioso di quanto previsto quando il testo del governo è arrivato a Palazzo Madama. A quanto si apprende le proposte di modifica arriveranno in tre diverse tranche dopo l'8 maggio, dunque dopo il voto di domenica e lunedì. Solo allora saranno formalizzate. L'obiettivo, non dichiarato, è chiaro: sottrarre il testo alle fibrillazioni legate al voto.


Lo stop della commissione, intanto, ha determinato il rinvio della già annunciata manifestazione di giovedì 3 maggio indetta dai sindacati degli agricoli (Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil) per chiedere al Parlamento un passo indietro sull'estensione dei voucher nel loro settore, una novità che metterebbe in ginocchio migliaia di stagionali. Tra le proposte di modifica, però, quelle che più scuotono i partiti riguardano ancora l'articolo 18, per il quale il Pdl (sostenuto dalla Confindustria) continua a domandare interventi più incisivi dal lato delle imprese.


"Ci stiamo occupando del merito dei problemi e anche noi non accetteremo formule al ribasso. Ma è ancora un work in progress e c'è qualche segnale positivo". Così il capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri risponde a una domanda sulle perplessità della presidente uscente degli industriali Emma Marcegaglia. Gasparri comunque ribadisce la posizione del Pdl: "O ci sono modifiche utili e da noi condivise oppure non sta scritto da nessuna parte il nostro voto".


"La mediazione raggiunta sull'articolo 18 non deve essere modificata", afferma il segretario Pd Pier Luigi Bersani: "Non toccherei quell'equilibrio: le modifiche di cui si sta parlando mi pare riguardino questioni tecniche, ma non questo punto". Del resto, "non è l'articolo 18 il problema. Abbiamo preso il modello tedesco, non si potrà dire che non va bene. Qualcuno dice che non abbiamo i giudici tedeschi. Ma guardate che prima i giudici potevano solo reintegrare, ora no".


Contro le proposte di intaccare l'accordo sui licenziamenti, nel frattempo, lunedì scorso è sceso in campo un gruppo di 48 giuslavoristi tra cui Piergiovanni Alleva, Luigi Mariucci e Umberto Romagnoli. “Oltre ad auspicare che non vengano introdotte ulteriori limitazioni alle già deboli misure di contrasto alla precarietà - si legge nell'appello -, non intendiamo far passare sotto silenzio la gravità della pretesa della Confindustria e del Pdl di modificare ulteriormente il quarto comma dell'art.18 dello Statuto dei lavoratori nel testo di cui all'art.14 del ddl”.

di rassegna.it